Il Torrente Palâr

Palar, prima chiusa

Palar, seconda chiusa

 

La valle del Torrente Palâr, selvaggia e riservata, è una delle più estese della zona. Fitti boschi ricoprono i versanti, contribuendo all’integrità di un ambiente di elevato interesse naturalistico e paesaggistico. Il sentiero che risale la sponda sinistra consente di osservare da vicino la tipica morfologia fluviale: è tutto un susseguirsi di cascatelle, specchi d’acqua, allargamenti dell’alveo, passaggi in forra, massi che emergono dal fondo.

Il tratto più frequentato è naturalmente quello posto all’imbocco della valle, ad Alesso, per la presenza di profonde pozze d’acqua limpidissima che in estate richiamano numerosi bagnanti. La valle è percorsa da una strada asfaltata dapprima e poi da una mulattiera che affianca il torrente e porta agli stavoli di Chiampeis e Palâr. Nella valle del Palar (che si sviluppa da Ovest ad Est, parallela alla dorsale Picjat-Piombada), un tempo si potevano contare più di cento stavoli.

Il fenomeno degli stavoli ebbe origine nelle nostre vallate già nel sei-settecento, costituendo una sicura fonte di sopravvivenza per le popolazioni locali.

Gli stavoli erano costruiti con sassi e legno del posto e formati da un piano terra, dove trovavano il ricovero gli animali, e dove avveniva la lavorazione del latte e la conservazione del prodotto finito, mentre al piano superiore c’era di solito il fienile. Nel passato in primavera iniziava la transumanza di uomini ed animali per poi fare ritorno in paese con l’avvento della stagione autunnale, fino al declino di questo sistema economico successivo alla Seconda Guerra Mondiale e definitivamente con il terremoto del 1976.