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L’affresco della Centrale di Somplago – 1958 (pittore Walter Resentera)

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Il dipinto murale si trova nella sala macchine della Centrale idroelettrica di Somplago (UD). L’imponente decorazione venne iniziata dal pittore Walter Resentera nel 1958 su commissione della Società Adriatica di Elettricità (SADE). Si tratta di una fascia lunga 80 metri in cui viene rappresentata la storia del Friuli. L’artista nell’affresco dipinse ideali e catastrofi della storia friulana che, alla luce degli eventi tragici che seguirono (disastro del Vajont – 1963), risultò una sorta di presagio degli eventi: una iconografia ben lontana da quella “ufficiale” con cui la SADE voleva autorappresentarsi. L’opera fu eseguita sopra garza precedentemente “apprettata” e poi applicata al muro.

Il pittore Walter Resentera, nato a Seren del Grappa (Bl) il 9 febbraio 1907 e morto a Schio il 28 luglio 1995, è stato un pittore murale, nel solco della migliore tradizione nazionale, cartellonista e illustratore. L’artista, che da cartellonista ed illustratore aveva mostrato di essere in grado di interpretare con autonomia lo spirito “romano” dell’anteguerra, si occupò anche di altri settori della produzione artistica, quali la pittura murale, ad affresco, tempera, mosaico. Questo gli consentì di ottenere l’incarico di affrescare pareti in locali della Birreria Pedavena, delle Centrali idroelettriche SADE di Soverzene e Somplago. La sua pittura nasceva da un’operazione razionale e di questa operazione conservava tutti gli attributi. Tale razionalità evidentemente tendeva ad un ordine, a scoprire e ad affermare una certezza, a ricuperare un costume.

Il mosaico del bacino del Tagliamento della Centrale di Somplago – 1957 (pittore  Mario Deluigi)

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Il mosaico che decora la parete nell’atrio della centrale idroelettrica di Somplago rappresenta il bacino idrogeologico del Medio Tagliamento con l’indicazione degli affluenti e dei laghi, secondo “lo stile realistico schematico simbolico” usato in tutti i pannelli decorativi delle ex centrali SADE commissionati all’artista Mario Deluigi.

Per l’artista le composizioni a mosaico avevano il “compito” di dare luce e colore ad uno spazio architettonico. Il mosaico permetteva inoltre di dialogare con il pubblico direttamente senza nessuna mediazione culturale come invece avviene nel museo.

Mario Deluigi, nato a Treviso nel 1901 e morto a Venezia nel 1978, è stato un pittore, affiliato al movimento spazialista fondato da Lucio Fontana, di cui firma il manifesto nel 1951. Dapprima docente alla scuola superiore di Venezia, lascerà lo IUAV per altre avventure didattiche, reterà costante però la collaborazione con gli architetti (tra cui Carlo Scarpa), come attestano i mosaici per la centrale idroelettrica di Somplago, la partecipazione a piani regolatori e ai congressi di urbanistica. Una collaborazione fruttuosa e stimolante perché radicata nello specifico pittorico, coltivato da Deluigi nel corso di un intero secolo. Dal 1951 ebbe una commessa particolarmente prestigiosa ed appetibile ed eseguì alcuni mosaici per le centrali termoelettriche della SADE a Soverzene, Samplago e Fedaia. La Società Adriatica di Elettricità lo aveva incaricato della decorazione di alcuni spazi all’ingresso delle centrali e per contratto doveva occuparsi in prima persona della realizzazione dei mosaici, la cui realizzazione era stata affidata alla Scuola di Mosaico di Spilimbergo.

Gli affreschi della chiesetta di San Michele dei Pagani (sec. XIII)

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L’affresco si trova all’interno della chiesetta di S. Michele dei Pagani, situata a ridosso della rupe che sovrasta l’abitato di Braulins. La chiesa, secondo la tradizione locale, venne eretta nel XIII secolo dalla popolazione del piccolo nucleo sorto attorno al castello di Bragolino sul sedime di un antico tempio pagano di epoca longobarda. All’interno della chiesetta si conservano due affreschi, il primo parietale con caratteristiche della fine del sec. XIII che ritrae l’Arcangelo Michele nimbato che regge la bilancia del giudizio con le anime da giudicare. La pittura, dai tratti bizantineggianti e dall’iconografia piuttosto insolita in Friuli, risale alla fine del XIII secolo.

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Il secondo affresco si trova nel catino absidale e raffigura la Santissima Trinità, con Dio Padre che sostiene il Cristo in croce e, sopra la croce, la colomba dello Spirito Santo. Il dipinto è probabilmente opera di un pittore appartenente alla cerchia di Giulio Urbanis di San Daniele. (seconda metà del sec. XVI).